BABY BLUES E DEPRESSIONE POST-PARTUM: DI COSA SI TRATTA - Amae Studio
BABY BLUES E DEPRESSIONE POST-PARTUM: DI COSA SI TRATTA

La maternità rappresenta un periodo davvero unico e speciale per ogni donna. 

Durante la gravidanza, la futura mamma deve affrontare numerosi cambiamenti fisici e psichici, a volte difficili da comprendere e accettare.

Il parto è il momento più temuto dalla maggior parte delle donne, le paure legate al dolore, alla perdita del bambino, all’incapacità di dare la vita al proprio figlio, sono soltanto alcuni dei pensieri che attraversano la loro mente. 

La nascita di un figlio comporta molteplici mutamenti e nuove responsabilità, nel periodo successivo al parto non è infrequente che la donna si senta emotivamente instabile, fragile e nutra sentimenti di confusione nei confronti del proprio figlio.

È proprio in questo periodo che possono insorgere patologie depressive più o meno gravi.

La forma depressiva più lieve, che colpisce un numero significativo di donne è il baby blues, un disturbo transitorio dovuto al drastico cambiamento ormonale conseguente al parto e ai diversi cambiamenti che la donna deve affrontare.

Esistono poi, disturbi dell’umore più gravi, come la depressione postnatale, una patologia depressiva a tutti gli effetti. 

Il maternity blues, meglio conosciuto come baby blues è un termine coniato da Donald Winnicott per rappresentare la malinconia che le neomamme possono sperimentare nei primissimi giorni di vita del neonato, rappresenta la più comune delle sindromi del puerperio, è considerato un disturbo transitorio di breve durata ed è particolarmente diffuso, colpisce circa l’85% delle donne. 

L’insorgenza del baby blues è fisiologica siccome è conseguente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto, provocato dal crollo degli estrogeni e del progesterone, e alla spossatezza fisica e mentale. Il suo esordio avviene nella prima settimana dopo la nascitama i sintomi possono perdurare fino a tre settimane.

Questo periodo si può considerare una sorta di “tempo di latenza” affettivo necessario per realizzare la rottura del legame fusionale con il feto ed iniziare la relazione col bambino reale ed i suoi bisogni.

I sintomi che caratterizzano questo disturbo sono la facilità a lasciarsi andare a crisi di pianto, una tristezza immotivata, paura ed ansia ma anche nervosismo ed irritabilità, mancanza di concentrazione e sensazione di dipendenza.

Per fortuna il baby blues non ha lunga durata e, dopo essere comparso normalmente retrocede in modo autonomo entro un paio di settimane, specie potendo contare sull’appoggio dei propri cari. 

Smaltito lo stress legato al travaglio ed al parto, nonché ai cambiamenti ormonali ed a quelli dovuti ai nuovi ritmi di vita dettati dalle esigenze del nuovo arrivato, la neomamma raggiunge un nuovo equilibrio che le permette di riprendere in mano la propria vita e riacquistare uno stato di tranquillità tale da potersi rasserenare e godere dei momenti unici con il proprio bambino.

Proprio per il suo carattere transitorio, il baby blues non necessita di interventi specifici, generalmente informazione, supporto e rassicurazione sono sufficienti per la cura di questo disturbo. Tuttavia, durante le prime settimane di vita del bambino se la neomamma sente di essere affaticata e sopraffatta dalle emozioni, sarebbe ottimale poter intraprendere un percorso di sostegno psicologico.

Differente per entità e per sintomatologia è la depressione postnatale, comunemente conosciuta come depressione post-partum. Il DSM-V ( Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) sostiene che per poter effettuare una diagnosi di depressione postnatale la neomamma debba presentare un umore depresso e una significativa diminuzione dell’interesse verso le attività di piacere, quasi ogni giorno per un periodo di almeno due settimane.
Devono inoltre essere presenti almeno cinque o più dei seguenti sintomi, perduranti per un periodo di almeno due settimane: significativa perdita o aumento di peso, diminuzione o aumento dell’appetito; insonnia o ipersonnia; agitazione o rallentamento psicomotorio; faticabilità o mancanza di energia; sentimenti di autovalutazione o di colpa eccessivi e inappropriati; capacità ridotta di pensare o di concentrarsi; pensieri periodici di morte, ricorrente idea suicidaria.

Questi sintomi, a differenza di quelli che contraddistinguono il baby blues, non sono transitori, possono persistere con vari livelli di intensità anche per diversi anni.

Come tutte le forme depressive, la depressione postnatale non è provocata da un’unica causa ma esistono svariati fattori di rischio, i principali sono i seguenti: eventi di vita stressanti; difficoltà familiari o di coppia; scarso sostegno sociale; fattori di personalità, atteggiamenti e abilità; storia personale o familiare di depressione; temperamento del bambino; esperienze infantili.

La nostra società e il senso comune è abituato a considerare la gravidanza e la maternità come degli eventi puramente gioiosi, sottovalutando tutti i vissuti emotivi anche difficoltosi che questa nuova avventura può provocare. Per questo motivo quando una donna ha delle difficoltà a adattarsi al ruolo di madre si sente fallita e incapace, e questa percezione di sé facilità la comparsa della depressione. L’incapacità di accogliere anche le emozioni contrastanti porta alcune donne a nascondere i loro sintomi depressivi per vergogna e/o paura del giudizio altrui.

Purtroppo, solo un gruppo ristretto di donne sofferenti di depressione hanno la forza e il coraggio di chiedere l’aiuto di un professionista per ottenere un intervento tempestivo che contribuisca alla diminuzione della sofferenza emotiva.

Normalizzare l’eventualità di essere colpiti da depressione è fondamentale, le donne devono essere consapevoli che ciò che stanno sperimentando rappresenta una condizione frequente.

Cosa possiamo fare per una neomamma?

Se sei il partner, offrile sostegno, aiutala nella gestione del piccolo/a, dividetevi i compiti e le faccende domestiche. Sii presente a livello fisico e anche a livello emotivo.

Se sei un parente o un amico, offriti di aiutare i neogenitori con le faccende domestiche, prepara dei pasti da congelare che potranno tornare utili all’occorrenza, insomma cerca di renderti utile! 

E ricorda i consigli e i giudizi sulla cura dei bambini non sono mai graditi.

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